In questo periodo sono veramente molto impegnato con lo studio. Il boss del 2° anno livello mi attende e non credo di avere un equip adatto per affrontarlo; per mia fortuna ho una vita extra che posso usare in caso di sconfitta.
La preparazione prevede molte ore di studio, una pila di libri dal peso tremendo e un fiume di caffè. A proposito, vi ho mai parlato della mia relazione perversa con la suddetta sostanza? No? Beh, allora rimedio all’istante.
Da molto tempo mi sono reso conto di essere un po’ abbastanza piuttosto alquanto estremamente sensibile alla caffeina, il principio attivo dell’oscura bevanda. I sintomi comportano tachicardia, iperattività, motilità intestinale (bleah), ansia e, raramente, rallentamento della realtà (questa a voce non riesco a dirla), nota anche come Sindrome di Philip J. Fry.
Ovviamente tutto questo porterebbe una persona normale a dire: “Caffè? No grazie, preferisco un tè caldo.”
Errore! Tremendo errore! Prima di tutto perché anche nell’infuso sovracitato è presente una quantità, seppur minore, di caffeina sotto il falso nome di teina (questi agenti in borghese sono ovunque); inoltre non sono una persona normale e, anche se giurassi sui nove divini di non toccarne più neppure un goccio, nel giro di 24 ore avrei già tra le mani un’altra dose.